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Quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e volerne altri cento,un giorno qualunque li ricorderai, amore che fuggi da me tornerai,un giorno qualunque ti ricorderai,amore che fuggi da me tornerai; e tu che con gli occhi di un altro colore mi dici le stesse parole d'amore, fra un mese fra un anno scordate le avrai amore che vieni da me fuggirai, fra un mese fra un anno scordate le avrai, amore che vieni da me fuggirai; venuto dal sole o da spiagge gelate
venuto in novembre o col vento d'estate, io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai, amore che vieni, amore che vai
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai amore che vieni, amore che vai

 

...Andrea aveva un amore Riccioli neri; Andrea aveva un dolore Riccioli neri...

 

... Fuori soffiava dolce il vento, tralalalalla tralallaleru, ma lei fu presa da sgomento, quando lo vide morir contento.    Morir contento e innamorato, quando a lei nulla era restato, non il suo amore non il suo bene, ma solo il sangue secco delle sue vene.

 

Chi cerca una bocca infedele, che sappia di fragola e miele, in lei la troverà, Barbara, in lei la bacerà, Barbara...       ...E il vento di sera la invita, a sfogliare la sua margherita, per ogni amore che se ne va, lei lo sa, un altro petalo fiorirà, per Barbara.

 

...C'è chi l'amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione, bocca di rosa né l'uno né l'altro, lei lo faceva per passione. Ma la passione spesso conduce, a soddisfare le proprie voglie, senza indagare se il concupito, ha il cuore libero oppure ha moglie...

 

Dove fiorisce il rosmarino, c'è una fontana scura, dove cammina il mio destino, c'è un filo di paura, qual'è la direzione
nessuno me lo imparò, qual'è il mio vero nome, ancora non lo so... ...prendi la tua tristezza in mano, e soffiala nel fiume
vesti di foglie il tuo dolore, e coprilo di piume... ...l'amore delle case, l'amore bianco vestito, io non l'ho mai saputo e non l'ho mai tradito... ...notte notte notte sola, sola come il mio fuoco, piega la testa sul mio cuore e spegnilo poco a poco.

 

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credevi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le pantere
ci mordevano il sedere
lasciamoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credente ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

 

Così son diventato mio padre, ucciso in un sogno precedente, il tribunale mi ha dato fiducia, assoluzione e delitto lo stesso movente... ...seppelliva sua madre in un cimitero di lavatrici, avvolta in un lenzuolo quasi come gli eroi; si fermò un attimo per suggerire a Dio, di continuare a farsi i fatti suoi, e scappò via con la paura di arrugginire, il giornale di ieri lo dà morto arrugginito, i becchini ne raccolgono spesso fra la gente che si lascia piovere addosso.

 

Ricordi sbocciavan le viole
con le nostre parole
"Non ci lasceremo mai, mai e poi mai",

vorrei dirti ora le stesse cose
ma come fan presto, amore, ad appassire le rose
così per noi

l'amore che strappa i capelli è perduto ormai,
non resta che qualche svogliata carezza
e un po' di tenerezza.

E quando ti troverai in mano
quei fiori appassiti al sole
di un aprile ormai lontano,
li rimpiangerai

ma sarà la prima che incontri per strada
che tu coprirai d'oro per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.

E sarà la prima che incontri per strada
che tu coprirai d'oro per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.

 

...Aveva il capo tutto bianco, ma il cuore non ancor stanco, gli ritornò a battere in fretta, per una giovinetta... ... Ma la sua voglia troppo viva, subito gli esauriva, in quattro baci e una carezza, l'ultima giovinezza... ...Quando la mano lei gli tese, triste lui le rispose, d'essere povero in bolletta, lei si rivestì in fretta. E andò a cercare il suo compagno, partecipe del guadagno e ritornò col protettore dal vecchio truffatore... ...Mentre lui fermo lo teneva, sei volte lo accoltellava, dicon che quando lui spirò, la lingua lei gli mostrò. Misero tutto sotto sopra, senza trovare un soldo, ma solo un mucchio di cambiali e di atti giudiziari... ...Allora presi dallo sconforto, e dal rimpianto del morto, si inginocchiaron sul poveruomo chiedendogli perdono. Quando i gendarmi sono entrati piangenti li han trovati fu qualche lacrima sul viso a dargli il paradiso. E quando furono impiccati volarono fra i beati,qualche beghino di questo fatto fu poco soddisfatto.

 

...E tu mi vieni a dire voglio un figlio su cui potermi regolare, con due occhi qualunque e il terzo occhio inconfondibile e speciale, che non ti importa niente se non riuscirà a nuotare, l'importante è che abbia sulla guancia destra quella mia voglia di mare e mi dici ancora che il mio nome glielo devo proprio dare, ma non so testimoniare io non so testimoniare.

 

E fu la notte
la notte per noi
notte profonda
sul nostro amore.

E fu la fine
di tutto per noi
resta il passato
e niente di più.

Ma se ti dico:
"non t'amo più"
sono sicuro
di non dire il vero.

E fu la notte
la notte per noi
buio e silenzio
son scesi su noi.

E fu la notte
la notte per noi
buio e silenzio
son scesi su noi..
 

 

...Per strada tante facce non hanno un bel colore, qui chi non terrorizza si ammala di terrore, c'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo, io sono d'un altro avviso, son bombarolo... ...C'è chi lo vide ridere davanti al Parlamento aspettando l'esplosione che provasse il suo talento, c'è chi lo vide piangere un torrente di vocali vedendo esplodere un chiosco di giornali. Ma ciò che lo ferì profondamente nell'orgoglio fu l'immagine di lei che si sporgeva da ogni foglio lontana dal ridicolo in cui lo lasciò solo, ma in prima pagina col bombarolo.

 

...Pensasti al matrimonio come al giro di una danza amasti la tua donna come un giorno di vacanza hai preso la tua casa per rifugio alla tua fiacca per un attaccapanni a cui appendere la giacca e la tua dolce sposa consolò la sua tristezza cercando tra la gente chi le offrisse tenerezza...

 

Sulla piazza d'una città
la gente guardava con ammirazione
un gorilla portato là
dagli zingari di un baraccone

con poco senso del pudore
le comari di quel rione
contemplavano lo scimmione
non dico dove non dico come

attenti al gorilla !

d'improvviso la grossa gabbia
dove viveva l'animale
s'aprì di schianto non so perché
forse l'avevano chiusa male

la bestia uscendo fuori di là
disse: "quest'oggi me la levo"
parlava della verginità
di cui ancora viveva schiavo

attenti al gorilla !

il padrone si mise a urlare
" il mio gorilla , fate attenzione"
non ha veduto mai una scimmia
potrebbe fare confusione

tutti i presenti a questo punto
fuggirono in ogni direzione
anche le donne dimostrando
la differenza fra idea e azione

attenti al gorilla !

tutta la gente corre di fretta
di qui e di là con grande foga
si attardano solo una vecchietta
e un giovane giudice con la toga

visto che gli altri avevan squagliato
il quadrumane accellerò
e sulla vecchia e sul magistrato
con quattro salti si portò

attenti al gorilla !

bah , sospirò pensando la vecchia
ch'io fossi ancora desiderata
sarebbe cosa alquanto strana
e più che altro non sperata

che mi si prenda per una scimmia
pensava il giudice col fiato corto
non è possibile, questo è sicuro
il seguito prova che aveva torto

attenti al gorilla !

se qualcuno di voi dovesse
costretto con le spalle al muro ,
violare un giudice od una vecchia
della sua scelta sarei sicuro

ma si dà il caso che il gorilla
considerato un grandioso fusto
da chi l'ha provato però non brilla
né per lo spirito né per il gusto

attenti al gorilla !

infatti lui, sdegnando la vecchia
si dirige sul magistrato
lo acchiappa forte per un'orecchia
e lo trascina in mezzo ad un prato
quello che avvenne fra l'erba alta

non posso dirlo per intero
ma lo spettacolo fu avvincente
e lo "suspence" ci fu davvero

attenti al gorilla !

dirò soltanto che sul più bello
dello spiacevole e cupo dramma
piangeva il giudice come un vitello
negli intervalli gridava mamma

gridava mamma come quel tale
cui il giorno prima come ad un pollo
con una sentenza un po' originale
aveva fatto tagliare il collo.

attenti al gorilla !

 

...Libertà l'ho vista dormire nei campi coltivati a cielo e denaro, a cielo ed amore, protetta da un filo spinato. Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato per un fruscio di ragazze a un ballo, per un compagno ubriaco...

 

...Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone forse quella che sola ti può dare una lezione quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie. Quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie. Tu la cercherai, tu la invocherai più di una notte
ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette quando incasserai delapiderai mezza pensione diecimila lire per sentirti dire "micio bello e bamboccione"...

 

...La domenica delle salme non si udirono fucilate il gas esilarante presidiava le strade la domenica delle salme si portò via tutti i pensieri e le regine del ‘’tua culpa’’ affollarono i parrucchieri... ...La domenica delle salme nessuno si fece male tutti a seguire il feretro del defunto ideale la domenica delle salme si sentiva cantare -quant’è bella giovinezza non vogliamo più invecchiare -... ...La domenica delle salme gli addetti alla nostalgia accompagnarono tra i flauti il cadavere di Utopia la domenica delle salme fu una domenica come tante il giorno dopo c’erano i segni di una pace terrificante mentre il cuore d’Italia da Palermo ad Aosta si gonfiava in un coro di vibrante protesta.

 

Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più.

A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità.

Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano.

A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia,
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato.

Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino.

Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.

 

Un po' di tempo fa Nancy era senza compagnia
all'ultimo spettacolo con la sua bigiotteria.

Nel palazzo di giustizia suo padre era innocente
nel palazzo del mistero non c'era proprio niente
non c'era quasi niente.

Un po' di tempo fa eravamo distratti
lei portava calze verdi dormiva con tutti.

Ma cosa fai domani non lo chiese mai a nessuno
s'innamorò di tutti noi non proprio di qualcuno
non proprio di qualcuno.

E un po' di tempo fa col telefono rotto
cercò dal terzo piano la sua serenità.

Dicevamo che era libera e nessuno era sincero
non l'avremmo corteggiata mai nel palazzo del mistero
nel palazzo del ministero.

E dove mandi i tuoi pensieri adesso trovi Nancy a fermarli
molti hanno usato il suo corpo molti hanno pettinato i suoi capelli.
E nel vuoto della notte quando hai freddo e sei perduto
È ancora Nancy che ti dice - Amore sono contenta che sei venuto.

Sono contenta che sei venuto.

 

Di respirare la stessa aria
di un secondino non mi va
perciò ho deciso di rinunciare
alla mia ora di libertà

se c'è qualcosa da spartire
tra un prigioniero e il suo piantone
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione.

È cominciata un'ora prima
e un'ora dopo era già finita
ho visto gente venire sola
e poi insieme verso l'uscita

non mi aspettavo un vostro errore
uomini e donne di tribunale
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci so stare
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci sono stare.

Fuori dell'aula sulla strada
ma in mezzo al fuori anche fuori di là
ho chiesto al meglio della mia faccia
una polemica di dignità

tante le grinte, le ghigne, i musi,
vagli a spiegare che è primavera
e poi lo sanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera
e poi lo scanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera.

Tante le grinte, le ghigne, i musi,
poche le facce, tra loro lei,
si sta chiedendo tutto in un giorno
si suggerisce, ci giurerei
quel che dirà di me alla gente
quel che dirà ve lo dico io
da un po' di tempo era un po' cambiato
ma non nel dirmi amore mio
da un po' di tempo era un po' cambiato
ma non nel dirmi amore mio.

Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni.

E adesso imparo un sacco di cose
in mezzo agli altri vestiti uguali
tranne qual'è il crimine giusto
per non passare da criminali.

C'hanno insegnato la meraviglia
verso la gente che ruba il pane
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame.

Di respirare la stessa aria
dei secondini non ci va
e abbiamo deciso di imprigionarli
durante l'ora di libertà
venite adesso alla prigione
state a sentire sulla porta
la nostra ultima canzone
che vi ripete un'altra volta
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

Per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

 

Lascia che sia fiorito
Signore, il suo sentiero
quando a te la sua anima
e al mondo la sua pelle
dovrà riconsegnare
quando verrà al tuo cielo
là dove in pieno giorno
risplendono le stelle.

Quando attraverserà
l'ultimo vecchio ponte
ai suicidi dirà
baciandoli alla fronte
venite in Paradiso
là dove vado anch'io
perché non c'è l'inferno
nel mondo del buon Dio.

Fate che giunga a Voi
con le sue ossa stanche
seguito da migliaia
di quelle facce bianche
fate che a voi ritorni
fra i morti per oltraggio
che al cielo ed alla terra
mostrarono il coraggio.

Signori benpensanti
spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi
Dio, fra le sue braccia
soffocherà il singhiozzo
di quelle labbra smorte
che all'odio e all'ignoranza
preferirono la morte.

Dio di misericordia
il tuo bel Paradiso
lo hai fatto soprattutto
per chi non ha sorriso
per quelli che han vissuto
con la coscienza pura
l'inferno esiste solo
per chi ne ha paura.

Meglio di lui nessuno
mai ti potrà indicare
gli errori di noi tutti
che puoi e vuoi salvare.

Ascolta la sua voce
che ormai canta nel vento
Dio di misericordia
vedrai, sarai contento.

Dio di misericordia
vedrai, sarai contento.

 

Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.

Rosa gialla rosa di rame
mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno.

Persa per molto persa per poco
presa sul serio presa per gioco
non c'è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera.

E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
signora libertà signorina fantasia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.

T'ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino.

Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.
 

 

 


BIOGRAFIA

Fabrizio Cristiano De André nacque a Genova Pegli, in via De Nicolay 12, il 18 febbraio 1940. Leggenda vuole che sul grammofono di casa, per alleviare le doglie della moglie, il professor Giuseppe De André mettesse il Valzer campestre di Gino Marinuzzi, da cui anni dopo Fabrizio avrebbe tratto spunto per uno dei suoi primi brani, Valzer per un amore.
A causa della guerra, che aveva indotto molta gente a sfollare, trascorse i primissimi anni della sua vita nella casa di campagna di Revignano d'Asti, in compagnia della madre (Luisa Amerio), del fratello Mauro e delle due nonne, mentre il padre fu costretto alla macchia per sfuggire ai fascisti che lo braccavano.
Quel breve periodo fu sicuramente uno dei più importanti e formativi per lui: per il tipo di vita che condusse, libero e spensierato, e per alcuni incontri determinanti, come quello col fattore Emilio Fassio, che gli trasmise l'amore per gli animali e per un ambiente che Fabrizio ricercherà per tutta la vita. L'infanzia a Revignano d'Asti e i personaggi che la popolarono - come la piccola Nina Manfieri (cui molti anni dopo dedicherà la canzone Ho visto Nina volare) o i contadini Emilio e Felicina Fassio - rimarranno fonte di rimpianto e di ispirazione fino alla sua ultimissima produzione.
Come ha raccontato la madre, "Fabrizio era felicissimo di correre per i campi, di seguire i contadini nel lavoro, di andare a caccia con loro... Finita la guerra eravamo tutti felici di ritornare in città. Lui era disperato... Aveva cinque anni. Fu una dura sofferenza per lui, abituato com'era a correre libero per i prati... Fin da piccolo non sopportava di veder la gente soffrire. Quando uscivamo insieme, ogni volta che incontravamo un mendicante mi obbligava a fermarmi e a dargli dei soldi" [In queste ultime parole emerge la spontaneità, direi quasi l'innatezza della dimensione solidaristica del futuro anarchico].
Al termine del conflitto, la famiglia ritornò a Genova stabilendosi nella nuova casa di Via Trieste 13. Nell'ottobre del 1946 Fabrizio fu iscritto alla prima elementare presso l'Istituto delle suore Marcelline, che egli - manifestando fin da allora l'insofferenza agli spazi ristretti e alla disciplina, ma anche una vena ironica che saprà spesso trasformarsi in autoironia - ribattezzò "Porcelline". Vani essendo risultati i tentativi delle monache di indurlo a studiare, i suoi decisero di iscriverlo per l'anno successivo a una scuola statale: Fabrizio iniziò così la seconda elementare alla scuola Armando Diaz, in via Cesare Battisti 5.
Nell'agosto 1948, a Pocol, sopra Cortina, incontrò per la prima volta Paolo Villaggio, allora sedicenne. I due simpatizzarono subito, ma i sette anni di differenza non permisero allora che quella simpatia sfociasse in una vera e propria amicizia. Paolo e Fabrizio si persero così di vista per ritrovarsi solo una decina di anni dopo sulle tavole di un palcoscenico; e da quel momento divennero inseparabili.
Nell'estate del 1950, terminata la quarta elementare, Fabrizio trascorse l'ultima vacanza a Revignano. Il professore aveva infatti deciso di vendere il cascinale e di acquistare un appartamento ad Asti. Fabrizio soffrì moltissimo, perché a quel luogo erano legati i suoi più bei ricordi d'infanzia. Dentro di sé decise che, una volta diventato grande, avrebbe ricomprato il cascinale e comunque non avrebbe abbandonato quei posti che tanto amava. Quel desiderio lo avrebbe accompagnato negli anni a venire e, agli amici che aveva (e che avrebbe avuto) non mancò di confidare il desiderio di un'azienda agricola tutta per sé. Anni dopo realizzerà questo sogno, anche se al di là del suo mare, in Sardegna.
Nell'ottobre del 1951 Fabrizio iniziò le medie alla Giovanni Pascoli, nello stesso complesso scolastico che ospitava le elementari Armando Diaz. Ma, attratto com'era dal gioco e dalla vita di strada, non mostrava interesse allo studio, tanto da rimediare una bocciatura in seconda. Il padre, infuriato, decise allora di affidarlo ai rigidissimi gesuiti della Arecco, ma un deprecabile episodio con un padre "bulicio" (omosessuale) lo indusse poi a fargli terminare le medie nell'Istituto Palazzi", di cui era proprietario.
"Dopo le medie - ha raccontato ancora la madre - si iscrisse al liceo classico Colombo, che frequentò regolarmente fino alla licenza. Nelle materie letterarie andava abbastanza bene, anche se non studiava molto, ma in quelle scientifiche faceva fatica. Comunque non faceva proprio nulla per prendersi un bel voto; gli bastava la sufficienza... La sua passione era sempre la musica. Aveva avuto in regalo una chitarra e non la lasciava mai, neppure quando andava in bagno... Incominciò a scrivere qualche canzone, a cantarla".
Proprio durante gli anni del liceo avvenne un'esperienza determinante per De Andrè: nella primavera del 1956, infatti, suo padre portò dalla Francia due 78 giri di Georges Brassens. Dall'incontro col grande cantautore francese, Fabrizio ricavò stimoli per la lettura di autori anarchici che non abbandonerà più: Bakunin e Malatesta, Kropotkin e Stirner. Inoltre, nel mondo cantato da Brassens, egli ritrovava quei personaggi così umili e veri che vivevano nei caruggi della sua città e che troveranno spazio, comprensione e dignità nelle sue canzoni.
De André si iscrisse anche all'università, ma le sue scelte confermarono la scarsa propensione agli studi "ufficiali": frequentò medicina, poi lettere e infine giurisprudenza, senza laurearsi. Le sue giornate trascorrevano infatti tra musica, letture (Villon e Dostoevskij, sempre Bakunin e Stirner) e, soprattutto, serate in compagnia degli amici Luigi Tenco, Gino Paoli, Paolo Villaggio e altri. Affermerà in seguito, ricordando quel tempo: "Ebbi ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva camminare su due binari: l'ansia per una giustizia sociale che ancora non esiste, e l'illusione di poter partecipare, in qualche modo, a un cambiamento del mondo. La seconda si è sbriciolata ben presto, la prima rimane".
Intanto, nel 1958, aveva composto Nuvole barocche e E fu la notte, brani modesti scritti in collaborazione, che anni dopo Fabrizio definirà come "due peccati di gioventù". E infatti, già nell'estate del '60, scrisse insieme a Clelia Petracchi quella che ha sempre considerato la sua prima vera canzone, La ballata del Miche', che rimane, se non una delle più belle, una delle più note e, in considerazione dei soli vent'anni dell'autore, una delle più significative.
Nel luglio 1962 sposò Enrica Rignon (detta Puny) e il 29 dicembre dello stesso anno nacque il figlio Cristiano. Fabrizio aveva appena ventitue anni, una famiglia e, più che un lavoro, un hobby poco redditizio. Ma una svolta nella sua carriera si verificò nel 1965, allorché Mina interpretò una sua composizione, La canzone di Marinella, che divenne immediatamente un best seller e lo impose all'attenzione generale. "Mi arrivano seicentomila lire in un semestre (per quegli anni una somma davvero considerevole) - dichiarò Fabrizio in un'intervista. - Allora ho preso armi e bagagli, moglie, figlio e suocero e ci siamo trasferiti in Corso Italia, che era un quartiere chic di Genova. Quindi chiusa la storia con la laurea e con tutto il resto. Da quel momento, cominciai a pensare che forse le canzoni m'avrebbero reso di più e, soprattutto, divertito di più".
Sulla spinta di questo successo, nel 1966 vide la luce l'LP d'esordio: Tutto Fabrizio De André, contenente alcuni dei migliori brani scritti fino a quel momento, tra cui La canzone di Marinella, La guerra di Piero, Il testamento, La ballata del Miché, La canzone dell'amore perduto, La città vecchia, Carlo Martello.
Al 33 giri fece seguito nel 1967 Volume I, in cui spiccano Via del Campo, Bocca di rosa e Preghiera in gennaio: le prime due dedicate, con profondo senso di solidarietà e comprensione, a due figure di prostitute; la terza composta in occasione e a ricordo della tragica morte dell'amico Luigi Tenco, suicidatosi il 27 gennaio a Sanremo.
Con questo album si aprì la stagione più prolifica della carriera di De André; a breve distanza uno dall'altro uscirono infatti: Tutti morimmo a stento (1968), Volume III (1968), La buona novella (1970), Non al denaro non all'amore né al cielo (1971), Storia di un impiegato (1973), Canzoni (1974) e Volume VIII (1975).
Nel 1975 De André, che aveva sempre rifiutato il faccia a faccia col pubblico, esordì dal vivo nel locale simbolo della Versilia, "La Bussola". Nonostante i suoi timori (sembra che all'ultimo momento non volesse più salire sul palco), il concerto fu un vero e proprio successo.
Coi soldi guadagnati acquistò un'azienda agricola nelle vicinanze di Tempio Pausania, in Sardegna. E nel 1977, dall'unione con Dori Ghezzi (la cantante milanese alla quale si era legato dal 1974, dopo la separazione dalla prima moglie), nacque Luisa Vittoria, detta Luvi. Subito dopo uscirono gli album Rimini (album) (1978), scritto in collaborazione con Massimo Bubola, e In concerto con la PFM (1979).
La sera del 27 agosto 1979 Dori e Fabrizio furono sequestrati e rimasero prigionieri dell'Anonima per quattro mesi. La drammatica esperienza non cancellò tuttavia l'amore di Fabrizio per la sua terra d'adozione; tant'è vero che non vi è traccia di rancore nelle dichiarazioni da lui rilasciate dopo la liberazione: "I rapitori - disse - erano gentilissimi, quasi materni... Ricordo che uno di loro una sera aveva bevuto un po' di grappa di troppo e si lasciò andare fino a dire che non godeva certo della nostra situazione".
Il 29 ottobre 1980, all'età di sessant'anni, moriva l'amato Brassens, ucciso da un tumore. De André ebbe a dire un anno dopo, durante un'intervista concessa al quotidiano "La Stampa": "Pur avendone avuto la possibilità, non ho mai voluto conoscerlo personalmente, per evitare che diventasse una persona e magari scoprirlo anche antipatico. Per me è stato un mito, una guida, un esempio; è grazie a lui che mi sono avvicinato all'anarchismo. Egli rappresentava il superamento dei valori piccolo-borghesi e insegnò anche ai borghesi certe forme di rispetto ai quali non erano abituati. I suoi testi si possono leggere anche senza la musica. Per me è come leggere Socrate: ti insegna come comportarsi o, al minimo, come non comportarsi".
Dopo un periodo di riposo, il cantautore tornò all'attività con un album, Fabrizio De André (Indiano) (detto così per via del disegno di copertina), che contiene un brano, Hotel Supramonte, che è la rievocazione dei traumi e delle incertezze patiti durante il rapimento.
Nel 1984 uscì Creuza de mä (album), da molti critici considerato il suo capolavoro. Il disco, che gli valse numerosi premi e riconoscimenti e che venne presentato al pubblico nel corso di una memorabile tournée col figlio Cristiano e con Mauro Pagani (della PFM), evoca suoni, profumi, voci, odori e sapori di tutto il Mediterraneo, ma è soprattutto - come lo ha definito Luigi Viva - "un canto d'amore a Genova".
L'anno successivo Fabrizio fu colpito da un grave lutto: all'età di 72 anni moriva infatti suo padre, uomo influente e assai noto a Genova. In un'intervista all'amico Cesare G. Romana dirà: "Il problema non è che gli volevo bene, perché questo non finisce. Il problema è che lui ne voleva a me".
Pochi anni dopo, nell'estate del 1989, morì il fratello Mauro, colpito da aneurisma. Aveva appena 54 anni, e Fabrizio fu naturalmente scosso dalla terribile notizia: "Alla morte di mio padre, almeno, eravamo preparati: era anziano. Ma Mauro...".
Ci furono, però, anche momenti lieti, come il matrimonio con Dori Ghezzi, celebrato nel dicembre del 1989 dopo quindici anni di convivenza; e ci fu anche il matrimonio di Cristiano.
Nel 1990, dopo sei anni di silenzio, uscì il nuovo album Le nuvole (album), sicuramente il disco più apertamente politico di tutta la produzione del cantautore, che tocca il suo apice con La domenica delle salme.
Nel 1991, a distanza di sette anni dal suo ultimo tour, Fabrizio tornò a calcare il palcoscenico con rinnovato successo, traendone l'LP dal vivo Fabrizio De André 1991 - Concerti.
Nel 1992, anno delle Colombiane, Genova festeggiò con un'esposizione e lavori per svariati miliardi i cinquecento anni della scoperta dell'America: De André venne invitato a partecipare e ad esibirsi con Bob Dylan, ma rifiutò il benché minimo coinvolgimento, ricordando anzi lo sterminio degli Indiani d'America.
Il 3 gennaio 1995, all'età di ottantatré anni, venne a mancare la madre Luisa, unica della famiglia a morire di vecchiaia.
Nel 1996 uscì Anime salve, scritto in collaborazione con Ivano Fossati, che ruota intorno al duplice tema delle minoranze isolate e della solitudine. Nello stesso anno pubblica presso Einaudi Un destino ridicolo, romanzo scritto a quattro mani con Alessandro Gennari.
Nel 1997 fu pubblicato Mi innamoravo di tutto, raccolta di vecchi brani scelti dall'autore, fra cui spiccano la versione originale di Bocca di rosa e La canzone di Marinella cantata in duetto con Mina.
Nell'estate del 1998 fu costretto a interrompere il tour seguito ad Anime salve. La tac, eseguita il 25 agosto, non lasciava speranze: tumore ai polmoni.
Appena pochi mesi dopo, alle ore 2.15 di notte dell'11 gennaio 1999, Fabrizio moriva presso l'Istituto Tumori di Milano, dov'era ricoverato, assistito sino all'ultimo momento dai suoi cari.
Una folla commossa, di oltre diecimila persone, ha seguito i suoi funerali, svoltisi il 13 gennaio nella Basilica di Carignano, a Genova. Su quel mare di umanità svettavano la bandiera del Genoa (la sua squadra del cuore) e quella anarchica (a testimonianza e ricordo del suo "credo" politico, o meglio del suo "modo d'essere").

Riposa al cimitero di Staglieno, nella cappella di famiglia.


Collaborazioni sui testi o le musiche senza cantare

1965: Stringendomi le mani (F.De André) - KARIM, su 45 giri di Giuliana Milan
1969 Le strade del mondo / Cammino .. e piango - Miura su 45 giri di Laura Olivari e dell'orchestra di G.P.Reverberi (U.Simonetta - E.Vaime - F.De André - G.P.Reverberi)
1968 I VIAGGI DI GULLIVER - Musiche di F. De Andrè e G.P. Reverberi, testi di Umberto Simonetta ed Enrico Vaime per l'omonima trasmissione TV - registrato a Milano nell'aprile 1968. Cantano Arturo Corso, Anna Nogara, Giancarlo Dettori, Sandro Massimini,  Il Grandissimo Coro dei Piccolissimi, .
1968: album "Senza orario senza bandiera" dei New Trolls. De Andrè ha partecipato (come autore) a quasi tutte le canzoni dell'album.
1970 Le strade del mondo/ Junior su 45 giri di Leda (U.Simonetta - E.Vaime - F.De André - G.P.Reverberi)
1972: A famiggia di Lippe (Campodonico - De André) e Ballata triste [A canson do balilla] (Petrucci - De André) nell'album di Pietro Parodi "Pietro Parodi canta Zena".
1980: Canzone "La famosa volpe azzurra", di De Andrè-Bardotti-Cohen, nell'album "Ricetta di donna" di Ornella Vanoni (De André non canta).
1987: Film "Topo Galileo", di Beppe Grillo. Fabrizio De Andrè firma la colonna sonora, insieme a Mauro Pagani. Non pubblicata su LP/CD. Da verificare. Ho visto recentemente questo film e non ho colto questa collaborazione.
1995: Canzone "Cose che dimentico" (C. De Andrè - F. De Andrè- Facchini), nell'album Sul confine di Cristiano De Andrè. Fabrizio partecipa come autore (non canta).
1995: Canti Randagi, le canzoni di Fabrizio De ANdrè in napoletano, occitano, nizzardo, romagnolo, toscano, friulano, lombardo, sardo, piemontese, calabrese, genovese, inglese
1999: "Aia de respia' - Genova canta De Andrè". Doppio cd, costo lire 29000. Lista titoli e due commenti.

 

Collaborazioni dove Fabrizio presta la sua voce

1981: "Tre rose" di Massimo Bubola (canta nei cori). E' un pò difficile sentire Fabrizio nei cori. Ad un attento ascolto, a mio parere si può sentire il timbro della voce di Fabrizio De Andrè nella parte finale della canzone Hoa-Io'-Io'. Fuori catalogo.
1985: "Volare", "MusicaItalia per l'Etiopia" è il nome di una formazione musicale di 22 artisti (tra i quali Fabrizio De Andrè. Il ricavato di questo disco era destinato alla popolazione dell'Etiopia. Fuori catalogo.
1988: Canzone  "Questi posti davanti al mare" di Ivano Fossati, cantata con Fossati e De Gregori - bellissima, sul CD "La pianta del té", di Ivano Fossati. Credo sia una delle canzoni più belle disponibili sul mercato.
1990: Canzone "Genova Blues" (di Baccini-De Andrè), nell'album Il pianoforte non è il mio forte, di Baccini. Ripresa nella raccolta "Baccini and "Best Friends" (ed. CGD). Qui De Andrè canta con Baccini.
1991: Canzone "Davvero davvero" (di M. Pagani - M. Bubola - M. Pagani) nell'album di Mauro Pagani "Passa la bellezza" (ed. Philips). Mauro Pagani è un musicista bravissimo, ma quando nella sua canzone  "entra" Fabrizio succede qualcosa di magico.Fuori catalogo.
1991: Club Tenco "La guerra di Piero", incisa sul CD Roba di Amilcare.
1992: Canzone "Pitzinnos in sa gherra" (come autore, di Marielli-De André), e "'Etta abba, Chelu", di L. Marielli (come voce nel coro sardo) nell'album dei Tazenda Limba (ed. Visa Record). Fuori catalogo.
1992: Canzone "Navigare" (G. Manfredi - F. De André - R. Gianco) nell'album di Ricky Gianco Piccolo é bello. Ripresa nell'album "Tandem". De André canta come seconda voce.
1992: Canzone "Don Raffaé" (di De André - Pagani - Bubola), cantata insieme a Roberto Murolo, nell'album "Ottantavogliadicantare", di R. Murolo (ed. CGD). Fuori catalogo.
1994: Canzone "La fiera della Maddalena" (di M. Manfredi), nell'album MAX di Max Manfredi della BMG Ariola. Qui canta insieme a Max, e quando "entra" Faber è di nuovo magia. Fuori catalogo.
1995: Canzone "Mis amour" sul CD de Li Troubaires De Coumboscuro intitolato  "A toun soulei" (etichetta Target). De André canta con Dori Ghezzi. Vedere la sezione (menù a lato) dedicata a questo CD. Fuori catalogo. (qualche ditta la sta ristampando)
1995: Canzone "Un libero cercare" (T. De Sio), sull'album dallo stesso titolo (Ed. CGD). Fabrizio canta con la De Sio... una frase (molto bella, ma UNA frase!)
1995: Canzone "Una storia sbagliata", sull'album "LUNA DI GIORNO"
(Micocci Dischitalia Editori s.r.l. - it -). Le canzoni di Pier Paolo Pasolini. Fuori catalogo.
1996: Canzone "Sidun" nell'album "Fatto per un mondo migliore". Un disco di beneficenza per i rifugiati. L'interpretazione di Sidun è molto bella. Fuori catalogo.
1996: Anime Salve, con Ivano Fossati e Piero Milesi
1996: "Smisurata preghiera", in spagnolo (intitolata Desmedida plegaria), compare nei titoli di coda del film "Illona arriva con la pioggia" di Sergio Cabrera. Mai pubblicato su CD..


COMMENTO PERSONALE

La poesia di Faber è stata per me come un richiamo, come se quelle parole e quella musica fossero in grado di richiamare pensieri e immagini persi dentro di me ormai da tempo. Tutto ebbe inizio ascoltando nel 2000 il CD Anime Salve; da allora ho avuto la necessità di conoscere l'intera produzione; grazie ad un carissimo amico ho avuto questa grande opportunità e non vi dico la gioia nell'ascoltare per la prima volta una marea di canzoni che son rimaste impresse nella mia anima. Non vi sto qui ad elencare tutte le poesie che mi son piaciute perchè in effetti tutte quante le ho apprezzate, ed ancora adesso come allora le ascolto e riascolto trovando di volta in volta un aspetto nuovo che mi fa emozionare particolarmente. Il mio unico rammarico è quello di non aver potuto assistere ad un suo concertro ma neanche ricordo i giorni della morte, ed è questa la cosa che più mi stupisce, il fatto che è piombato così senza avvisare e sicuramente non se ne andrà mai più. Ha lasciato una produzione ampia che abbraccia qualunque problema e ideologia ma non mi imbatto però nella politica o tanto meno nel pensiero anarchico di De André perchè non mi sento all'altezza di farlo. Vorrei scrivere tantissime cose ma più bello è ascoltare e cantare insieme a lui per capire e trovare sempre in ogni situazione la visione di un mondo che non dobbiamo dipingere come non è ma solamente parlare di quello che è vero, di quello che gira per le strade e dorme silenzioso alle spalle di chi crede di essere e invece non lo è... Grazie Fabrizio con tutto il cuore